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La peste americana delle api ha un vaccino

Sviluppato negli Stati Uniti, in Georgia dalla società Dalan Animal Health è stato approvato quest’anno dal dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) l’uso del primo vaccino per api capace di creare una immunità contro un batterio che attacca le larve di ape, la peste americana, o “american foulbrood”.

Il vaccino sarà inizialmente distribuito a pochi apicoltori per poi essere commercializzato aperto a tutti entro questo anno 2023.

Le api, i batteri e la peste

Le api da miele possono contrarre molte malattie e avere molti parassiti, ci sono virus, funghi e batteri che possono attaccarle. Per quanto riguarda i batteri due malattie sono riconosciute, la peste americana e quella europea, che non sono da associare a quelle che hanno afflitto l’uomo, sono infatti un problema esclusivo delle api che si trasmettono a vicenda ma di cui anche gli umani possono fare da vettore, per questo è consigliabile mantenere un certo livello di igiene.

Gli anglofoni le chiamano American/European foulbrood, questo perché “brood” significa covata e “foul” serve ad indicare il cattivo odore che la malattia causa.

Che cos’è la peste americana?

La peste Americana (PA o AFB in inglese) è una malattia causata dal batterio Paenibacillus larvae che colpisce esclusivamente le api più precisamente le larve giovani. Non colpisce l’uomo, ma può rimanere su cose e persone e rimanere trasmissibile.

Così chiamata perché è in America dove è stata identificata per prima e poi studiata, come spesso succede nel mondo della catalogazione delle malattie, il nome non indica la sua provenienza che inizialmente sembrava essere l’Europa, ma al momento rimane sconosciuta.

I danni e l’estensione di questo batterio nel 21° secolo non sono comparabili ai danni compiuti dalla Varroa, ma l’impossibilità di eliminarlo e il suo modo di agire rende necessario e obbligatorio bruciare tutta la colonia infetta in molti paesi, tra cui l’Italia dove il batterio è soggetto a denuncia obbligatoria verso la propria ASL locale o istituto zooprofilattico.

Misure applicate in Italia

In Italia, a differenza dell’Europa la malattia è soggetta a denuncia, ci sono vari metodi per accertarsi della presenza di questo batterio nell’alveare (vedi sotto il test del fiammifero e del latte) ma i campioni sospetti dovrebbero essere raccolti ed inviati ad un laboratorio autorizzato (ASL o Zooprofilattico).

In caso di accertamento del focolaio la zona coinvolta avrà un raggio di 3 km entro il quale tutte le colonie presenti dovranno essere controllate per accertamenti. Quelle infette saranno bruciate poiché non esiste cura, (potrebbero esserci eccezioni quando la malattia è allo stadio iniziale) le arnie e l’attrezzatura sarà sterilizzata e ogni successiva colonia sottoposta a ripetuti controlli.

Vedi indicazioni dello istituto zooprofilattico di venezia sulla peste europa come riferimento anche a quella americana.

Perché  non usare gli antibiotici e invece bruciare le colonie?

Foto alveare che brucia per contenere la peste americana

Questo batterio non può essere eliminato completamente neanche con l’uso di antibiotici, i quali rischiano di contaminare il miele nel caso dei Sulfamidici, anche le soluzioni a lungo termine però richiedono molto tempo e risorse e possono solo mitigare la minaccia, infatti attaccano il batterio nella sua forma vegetativa e non la spora.

La spora del batterio può vivere per decenni e nel frattempo sviluppare una resistenza all’antibiotico, un fenomeno già osservato negli Stati Uniti,Canada e Argentina.

Altre soluzioni che erano state tentate erano l’uso di micotici, funghi, l’azienda Fungi Perfecti aveva riscontrato successo nel nutrire le api con determinate specie come il Metarhizium, che aveva un effetto antibatterico e antivirale ad ampio spettro quindi utile per molte malattie delle api, ma non hanno mai avuto il via libera da parte dell’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale americana, tra l’altro sempre questo tipo di fungo era stato testato con successo dal dipartimento di entomologia della Washington State University come pesticida contro la Varroa.

 

Il ministero della salute italiano come le varie università statunitensi concorda che gli antibiotici non siano una soluzione, inoltre in Europa non ci sono farmaci autorizzati per il trattamento di questo problema.

La colonia infetta non può essere abbandonata, con il suo degrado diventerà soggetto di scorribande di altri alveari, che finiranno a loro volta infettati, una singola colonia infetta può avere effetti su tutte le arnie circostanti.

Bisogna attendere la notte quando tutte le api sono tornate, chiudere l’alveare e bruciarlo, facendo attenzione a bruciare o sterilizzare anche tutto il suo contenuto e l’eventuale equipaggiamento con cui ha avuto contatto.

Come si trasmette la peste americana e quella europea delle api

  • Spore nell’aria del nido, escono dalle larve morte
  • Api adulte sane ed immuni
  • Api esterne che entrano in alveari infetti
  • Equipaggiamenti a contatto con il batterio, che vanno sterilizzati
  • il miele può contenere spore, non pericolose per gli umani ma non va dato alle api

Le api adulte sono portatrici sane, le api infermiere inavvertitamente nutrono le spore alle larve, i soggetti a rischio sono quelle con con meno di 3 giorni di vita, entrano in contatto con il batterio tramite il cibo contaminato, questo germina all’interno delle loro interiora, creando migliaia di spore fino ad ucciderla, queste spore poi vengono diffuse dalle api nel momento in cui puliscono la cella.

La malattia può diffondersi ad altri alveari nel caso che api rapinatrici o vagabonde invadessero l’alveare indebolito dalla malattia o se entrano in contatto con portatrici sane.

Altro veicolo di diffusione sono gli apicoltori stessi, il batterio può diffondersi sul miele o l’equipaggiamento usato.

Sintomi ed effetti

Negli USA è una delle malattie più diffuse e distruttive della covata, si stima colpisca 1 alveare su 4 ma è molto lenta, potrebbe non dare sintomi espliciti per un anno intero e secondo il ministero della salute le loro spore (resistenti agli antibiotici e perfino l’essicazione) possono sopravvivere oltre 30 anni e non esiste terapia.

In breve 

  • cellette della covata a macchie (non sempre indicano una malattia)
  • opercoli concavi e umidi e puzzolenti
  • larve morte
  • larve di colore caramello e morte
  • lingue della larva dentro la crisalide protruse

 

I primi due sintomi possono essere presenti per altre malattie o problemi, mentre gli ultimi due sono peculiari della peste americana.

Come detto, colpisce le larve e ha effetto su tutta la celletta, gli opercoli, ovvero il piccolo tappo che la ricopre, diventa umido, scuro e affossato, da una forma convessa diventa quindi concava. La larva malata inizialmente bianca muore e diventa sempre più marrone, hanno un odore acido. La morte potrebbe occorrere anche durante lo stadio di crisalide, in quel caso ci potrebbe essere una protrusione della lingua.

Solitamente nonostante le molte spore l’alveare non avrà un aspetto marrone uniforme, ma risulterà a pois, con una covata a macchie.

E’ importante menzionare come una infezione possa rimanere dormiente, i due test qui sotto, sono utili per individuare quelle attive.

Il test del fiammifero

Un test che si può effettuare per rilevare un’infezione già attiva nella colonia si tratta di prendere un fiammifero, ma anche un semplice bastoncino o stuzzicadenti ed usarlo per perforare gli opercoli che appaiono sospetti, ovvero quelli che presentano i sintomi menzionati: scuri o scoloriti,schiacciati, umidi o già perforati, sollevare lentamente il bastoncino, se rimane una sostanza marrone, appiccicosa e puzzolente che forma una “corda” più lunga di 2 cm allora si può considerare confermata la presenza della PA.

La mancanza di questo risultato, la “cordatura” non è una conferma dell’assenza del batterio, la larva deve aver già cominciato la sua decomposizione, perciò potrebbe essere necessario ripetere il test più volte.

Il test del latte di Holst

due provette di campioni con il risultati del test di holt del latte con un campione con la peste americana ed una provetta di controllo

In sintesi

Un altro test per determinare la presenza del batterio, questo però si basa sulla capacità dei suoi enzimi di distruggere le proteine del latte. Questo test è facilmente eseguibile da chiunque, non servono materiali speciali.

Si tratta quindi di prendere un campione di larve che si sospetta essere infette, immergerle in una soluzione di latte, il quale, se la presenza di batteri è confermata perdendo le sue proteine muterà da bianco opaco  in un colore marrone trasparente.

Passo per passo

I materiali necessari sono facilmente reperibili: provette per campioni, stuzzicadenti o fiammiferi e latte scremato in polvere. In alternativa è possibile usare latte scremato normale, basta che sia diluito a metà e poi di nuovo a metà.

Mettete il latte dentro le provette, allungato con l’acqua se in polvere, deve essere molto diluito ma deve risultare chiaramente bianco, usate dell’acqua calda per far sciogliere prima la polvere, chiudete il tappo ed agitate.

Sono consigliabili due provette uguali, una di controllo dove il latte non viene trattato, in modo da poter distinguere con più sicurezza il cambiamento.

Ora bisogna raccogliere il campione, potete usare il risultato del test del fiammifero o una larva che sia già coperta o tappata, usate delle larve più vecchie, se infette saranno puzzolenti,marroni e magari anche morte, invece quelle giovani e bianche anche se infette non avranno gli enzimi necessari alla reazione. Più grande sarà il campione e più veloce sarà la reazione.

Ora comincia l’incubazione, la reazione non è immediata, dipende dalla temperatura e le dimensioni del campione, mettete le provette in un luogo caldo, anche solo le tasche dei propri pantaloni e aspettate mezz’ora.

Ora esaminate i risultati, mettete a confronto le due provette, in caso di risultato positivo quella di controllo risulterà ancora bianca ed opaca, mentre quella infetta sarà marrone e trasparente.

E’ consigliabile eseguire questo test più volte con più larve le cui cellette presentino i tipici sintomi.

Come funziona il vaccino

Il sistema immunitario delle api è diverso, non si può passare l’immunità alle api come con un vaccino normale faccia per gli umani, le api non sviluppano anticorpi  come fanno umani o animali. L’immunità delle api a qualsiasi infezione dipende dalla risposta immunitaria della regina, che a sua volta può trasmettere alla prole.

Quindi è semplice, si tratta di esporre la regina a dei batteri morti di Peste Americana (Paenibacillus larvae) così che sviluppi una reazione immunitaria.

Niente di complicato quindi, nessuna modifica del genoma, o soluzioni chimiche, infatti hanno dato il permesso di utilizzare il vaccino anche nell’agricoltura organica.

Nel dettaglio

I batteri morti della PA sono messi in una soluzione di acqua zuccherata che viene data ai droni, essendo adulte sono già immuni e inoltre il batterio è morto.

Dopo che se ne sono nutrite, la pappa reale che producono con le loro ghiandole faringee sarà contaminata dei pezzi del batterio morto, la pappa è data alle regine che si stanno sviluppando, le quali rimangono illese mentre il loro sistema immunitario impara a riconoscere il patogeno e a svilupparne una resistenza, queste informazioni rimangono immagazzinate nelle loro ovaie e nel “corpo grasso” (l’equivalente del fegato) che producendo vitellogenina permette alle informazioni di spostarsi alla prole.

Secondo la ricerca svolta su questo vaccino, non è una immunità completa, ma è comunque sostanziale, con un aumento che va dal 30% al 50%. La durata dell’immunità si basa sulla longevità della regina vaccinata, se dovesse morire, smettere di deporre uova e essere caccia dall’alveare, la colonia avrà bisogno di una nuova regina che sia anch’essa vaccinata se si vuole mantenere l’immunità.

 

Fattori stressanti per le colonie d'api dati del 2020 e 2021 nel periodo tra Aprile e Giugno USDA
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Questa malattia non rappresenta il maggior problema per gli apicoltori, neanche negli Stati Uniti dove è stato sviluppato il vaccino, se osserviamo i dati del dipartimento dell’agricoltura americano (USDA) sui fattori che più influenzano maggiormente la salute degli apiari, nel periodo tra Aprile e Giugno del 2020 e del 2021 le malattie rappresentano solo il 5,5% mentre la varroa rappresenta il 43,1% nel 2020 e il 48,7% tra le cause di perdita delle colonie nel 2021.

Comunque questa soluzione è il primo passo per creare vaccini per api e inoltre, come per gli umani la morte di un’ape può essere il risultato dell’insieme di molte avversità, rimuoverne una sicuramente le aiuta ad affrontare le altre.

Il vaccino sarà disponibile a tutti gli apicoltori americani durante l’anno, ancora nessuna informazione circa la sua disponibilità in Europa.

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