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Come il miele uccide i batteri

Il problema dei super batteri

I batteri stanno divenendo sempre più resistenti agli antibiotici a causa di un uso eccessivo, purtroppo non si tratta solo di chi non finisce un ciclo di antibiotici o li usa contro qualsiasi febbre o problema, in Europa il 70% degli antibiotici è usato per gli animali di allevamento, negli USA questo numero raggiunge l’80%, ma secondo l’OMS questo numero è tale anche in altre nazioni anche perché spesso questi vengono dati ad animali ancora sani come misura preventiva, la mancanza di antibiotici efficaci è tanto pericoloso quanto un focolaio di una malattia, perché significa che anche un semplice taglio può risultare fatale.

Una delle possibili soluzioni sembra essere nel miele stranamente, per molti potrebbe suonare come uno dei tipici rimedi della nonna di dubbia utilità, quelle tradizioni che sembrano funzionare per effetto placebo o in un modo irregolare ed inesplorato ma c’è di più dietro l’uso del miele che la semplice tradizione.

Miele: sostituto o supporto dell’antiobiotico contro i batteri?

In Una ricerca del 1988 effettuata su 59 pazienti con ferite ed ulcere su cui i metodi tradizionali erano stati incapaci di aiutarli è stato utilizzato del miele non trattato, e 58 di questi hanno mostrato ottimi risultati.

I risultati

Ferite ed ulcere che risultassero infette sono diventate sterili dopo 1 settimana di trattamento, quelle ferite che fossero già sterili prima sono rimaste tali.

Il miele ha potuto anche aiutare per lo sbrigliamento della ferita, ovvero quel processo di rimozione del tessuto morto o infetto da una ferita, inoltre ha promosso una più rapida riepitelizzazione ovvero il rivestimento finale della pelle sui tessuti danneggiati e l’assorbimento di edemi ai margini delle ulcere.

Gli elementi del miele che attaccano i patogeni

Un’altra ricerca invece ha cercato di capire come il miele agisse sui batteri in particolare , analizzando quindi l’interazione tra miele e batteri comuni ma pericolosi come l’Escherichia Coli (batterio fecale), lo staphylococcus aureus, la pseudomonas aeruginosa e l’Enterococcus faecium. Hanno osservato che un composto antibatterico, l’MGO si trova nel miele neozelandese Manuka, ma il miele studiato in particolare è stato il Revamil, considerato come un “miele di grado medico”, altro componente del miele in generale che attacca i patogeni è la presenza di perossido di idrogeno ovvero l’acqua ossigenata, che in forma pura risulta pericolosa sulla pelle ma nelle quantità presenti nel miele è abbastanza da poter attaccare i patogeni senza invece danneggiare la pelle.

Il miele attacca il sistema di comunicazione dei batteri

Per il dottorato in chimica Susan Meschwitz, il miele è capace di avere un impatto sulla virulenza dei batteri, ovvero la loro abilità di infettare e causare malattie senza renderli più resistenti, al cuore di questo ci sarebbe il “quorum sensing” ovvero il sistema impiegato dai batteri per comunicare tra di loro e controllare l’espressione dei loro geni e la risposta alla densità, gli permette di attaccare come un gruppo piuttosto che un singolo, questo sistema in molti batteri può anche controllare la produzione di tossine, la resistenza agli antibiotici e la formazione del biofilm, potendo inibire questo sistema, il quorum sensing, in conclusione….il miele può uccidere i batteri o anche solo rendere i patogeni più sensibili agli antibiotici tradizionali e/o alle difese immunitarie.

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